Il Carnevale mi è sempre piaciuto.
Un po’ perché non ha una data fissa. Ogni volta che arriva, cade sempre un po’ così, a sorpresa… e questo già me lo rende simpatico.
E poi perché il Carnevale mi ricorda i profumi di casa, con mia madre intenta a impastare e a riempire sfilate di vassoi colmi di castagnole e frappe, da mangiare con familiari e amici.
La particolarità di questi due dolci, come dice mia madre, è che si parte dagli stessi ingredienti per poi arrivare a due sapori completamente diversi, o diversamente unici, come mi piace definirli.
Entrambi, infatti, nascono dalla semplicità: farina, strutto, zucchero, uova, scorsa di limone, liquore per i più grandi. Con quantità diverse, come mia madre insegna:
- Per le frappe: 500 g di farina 00; 65 g di strutto (o burro), 1 o 2 cucchiai di zucchero, 1 uovo interno, scorsa di limone grattugiato, 1 bicchierino di liquore (grappa o vinsanto)
- Per le castagnole: 500 g di farina 00; 100 g di strutto (o burro), 100 g di zucchero, 3 uova intere, scorsa di limone grattugiato, a piacere 1 bicchierino di liquore (grappa o limoncello)
E poi, cambia tutto. Perché in cucina, come nella vita, quando si hanno a disposizione gli stessi ingredienti, è l’esecuzione che fa tutta la differenza. Cambiandone completamente il risultato, il sapore, l’esperienza di gusto.
Nel caso delle frappe, si tira l’impasto, si formano dei rettangoli, si friggono (olio caldo ma non bollente), si fanno riposare e si servono con una spolverata di zucchero a velo.
Nel caso delle castagnole, si lascia l’impasto “grezzo” prendendone dei pezzetti grandi come nelle noci, si friggono, e una volta scolati si ripassano ancora caldi nello zucchero semolato. Anche qui, si frigge con olio caldo ma non bollente per non bruciare la superficie lasciandone crudo l’interno.
Attenzione – continua mia madre – niente a che vedere con le castagnole morbide ripiene, che vengono fatte da un impasto completamente diverso tipico dei bigné.
Insomma, noi siamo per la tradizione e le castagnole ci piacciono classiche. Con lo strutto, fritte e senza ripieno.
Da gustarle fino all’ultimo, perché poi, arriva la Quaresima.