Il mio 2019 è iniziato con un viaggio suggestivo che mi ha portato in Argentina.
Il punto di partenza è stata la vibrante Buenos Aires. Ho sempre avuto un’altissima aspettativa di questa città e devo dire che Buenos Aires si è rivelata davvero stupenda. Ho amato la vastità delle sue aree verdi e la diversità delle zone da visitare che mostrano piano piano una città con tante sfumature.
Il posto che ho adorato in assoluto è Palermo, elegante e vivace con gli innumerevoli locali, ristoranti e boutique in ogni via. Poi c’è la Recoleta, la zona più chic con il suo stile parigino e luogo di concentrazione delle principali attrazioni culturali della città.
Totalmente diversa è la coloratissima La Boca, nata come quartiere dei poveri immigranti italiani, oggi zona turistica, famosa per il calcio. Luogo “cult” del week end invece è San Telmo, con il suo mercatino di street food e pezzi di antiquariato. E infine c’è Puerto Madero, la zona più moderna di Buenos Aires con i grattacieli, hotel e ristoranti affacciati sul rio de la Plata.
Ed è proprio a Puerto Madero che si trova l’imperdibile Chila, uno dei 50 migliori ristoranti dell’America Latina. E questo posto ha davvero tirato fuori non solo la mia passione per il cibo ma anche quella per il marketing. Perché, oltre al delizioso menù degustazione, sono stati i piccoli dettagli che hanno fatto davvero la differenza.
E questa differenza si è vista dal primo momento. Quando si parte con una magnifica presentazione si capisce subito il posizionamento dello chef. Ed è questa la sensazione che ho avuto appena seduti, quando ci hanno portato una scatola da aprire in cui abbiamo trovato il menu con la cartina dell’Argentina in cui erano segnate le origini degli ingredienti utilizzati nei piatti.
E’ stato un piccolo gesto ma ricco di profondità perché per tutta la sera ho avuto la possibilità di cercare nella cartina gli ingredienti che mi hanno permesso di scoprire meglio i sapori di tutta l’Argentina. Alcuni di questi cibi locali non me li immaginavo, come la trota e le ostriche, altri invece sono un “must”, come la carne argentina.
Che qui si mangia “dry-aged” ovvero con una tecnica di “maturazione” a secco che rende la carne particolarmente saporita e tenera. Da veri intenditori.
Un altro piccolo dettaglio che ho apprezzato molto è stato il mate. Si tratta di una tipica bevanda del Sud America che si prepara con la Yerba Mate e che ricorda il tè, anche se le modalità di infusione e di assunzione sono completamente diverse. Entrambi richiedono infatti l’uso di una speciale tazza ed una cannuccia di metallo (la bombilla) che devono essere utilizzati con una tecnica precisa per poter preparare il mate. Bevanda che poi viene consumata in compagnia passando tazza e cannuccia da persona a persona. Un rito e una vera tradizione qui in Argentina, che risulta un pò incomprensibile per chi lo assaggia per la prima volta visto che il mate, di base, ha un sapore amaro ed intenso che non lo rendono particolarmente gradevole. Almeno questa è stata anche la mia sensazione.
E poi sono venuta da Chila e ho capito che il mate sapientemente preparato è tutta un’altra storia. Le erbe erano state infuse con del gin e del limone. Mi sono fatta assorbire dal sapore profumato e delicato di questo mate che mi ha finalmente fatto capire l’aspetto piacevole e socializzante di questa bevanda così popolare in Argentina.
Ultimo piccolo dettaglio della serata è stata la parte finale. Sono un’amante dei “saluti” perché ricevere un piccolo ricordo finale non è scontato ed è sempre ben gradito. E da Chila abbiamo ricevuto due piccole bottigliette di chimichurri rossi (nelle dimensioni per essere trasportate in un bagaglio a mano) ovvero una miscela di spezie ed erbe aromatiche che viene utilizzata in Argentina per marinare la carne, prima della cottura alla griglia.
Lo proveremo sicuramente a Roma quando vorremo fare un bel asado, ma per adesso ci siamo goduti questa bellissima cena affacciati sul Rio de la Plata.